“Il privilegio di aver realizzato i miei sogni”

//“Il privilegio di aver realizzato i miei sogni”

Il Prof. Vladimiro Vida è il nuovo Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia Pediatrica di Padova. L’incontro finalizzato a manifestargli i nostri auguri per questo nuovo ed importante incarico è stato anche l’occasione per rivolgergli alcune domande.

Da questa testimonianza traspare la passione per una professione tanto complicata quanto emotivamente coinvolgente e si evidenzia la forte determinazione necessaria a realizzare i propri sogni.

 

Caro Prof. Vida, iniziamo questa intervista fingendo di non conoscerci. Le chiediamo pertanto di presentarsi: chi è Vladimiro Vida?

Buongiorno, mi chiamo Vladimiro Vida, ho 46 anni e sono nato a Fossalta di Portogruaro, un piccolo paese nella provincia di Venezia. Da oltre 20 anni curo i bambini affetti da cardiopatie congenite, sono sempre stato un sognatore, ho avuto la fortuna di conoscere persone che mi hanno incoraggiato nel perseguire i miei sogni e una grande famiglia che mi ha permesso di realizzarli.

Da dove è nata e come si è sviluppata nel tempo l’idea (e la volontà) di diventare cardiochirurgo pediatrico?

Penso che per la passione sia difficile trovare una motivazione del perché o di come sia iniziata. È come l’amore…nasce senza che vi sia una spiegazione. Poi però va coltivata, amplificata e canalizzata e per questo ci vuole la fortuna di trovare nel proprio cammino delle persone speciali, che nel mio caso sono stati il Prof. Stellin e il Prof. Castaneda.

Lei ha avuto l’opportunità di vivere un’esperienza in Guatemala con il Prof. Aldo Castaneda. Quanto è stato formativo quel periodo e cosa porta ancora dentro di sé, a distanza di tempo, da un punto di vista strettamente umano?

Ogni volta che penso a quel periodo mi viene il sorriso e il cuore mi si riempie di emozioni. Ho avuto la fortuna di avere questo grande chirurgo, questa grande persona accanto, un pioniere, un gigante, un maestro che mi ha accolto, mi ha fatto crescere e mi ha motivato facendomi ancor più amare ciò che ho il privilegio di fare.

Per citare le ultime righe del libro che ho scritto per beneficenza su questa esperienza, “Un Cuore in Guatemala”: “ogni mattina quando mi sveglio mi ritengo una persona fortunata perché sono riuscito a realizzare i miei sogni. La mia professione mi dà enormi soddisfazioni, e nonostante il tempo che trascorro in ospedale assorba gran parte delle mie giornate, le gratificazioni quotidiane ricompensano completamente la fatica, anzi mi entusiasmano, mi stimolano a crescere e a migliorare di giorno in giorno..”

Verso quali altre persone avverte un senso di gratitudine per averLa, in qualche modo, aiutata a raggiungere il suo obiettivo professionale?

Da quando ho avuto l’opportunità di avvicinami al mio mondo professionale ci sono state moltissime persone che hanno contribuito ad arricchirmi, sia dal punto di vista lavorativo, che umano, ma la persona che più devo ringraziare è senza dubbio il mio maestro, il Prof. Stellin; colui che ha saputo vedere in me la passione per questo lavoro, che ha saputo farmi crescere, investendo in me e nelle mie capacità e dandomi l’opportunità di mettermi in gioco.

In una recente intervista il Prof. Giovanni Stellin ha dichiarato che Lei ed il Prof. Massimo Padalino siete attualmente i migliori cardiochirurghi pediatrici presenti in Italia. Un’affermazione sicuramente lusinghiera, ma anche densa di responsabilità. Cosa ne pensa?

Dal primo ottobre ho preso la direzione dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia Pediatrica di Padova e insieme al mio collega ed amico, il Prof. Massimo Padalino cercheremo, affiatati come siamo da anni, di portare avanti un programma che il nostro mentore ha fatto crescere portandolo ad essere un’eccellenza a livello italiano ed internazionale. La responsabilità è grande senza dubbio, ma la fortuna è che il Prof. Stellin ci ha fatto crescere e resi indipendenti negli anni, dandoci progressivamente tutti i livelli di responsabilità e le potenzialità per produrre ottimi risultati clinici nella speranza di curare e far star bene tanti altri bimbi dai cuori malati.

Come vi siete riorganizzati in reparto dopo il termine del lavoro clinico del Prof. Stellin per pensionamento?

La verità è che non vi è stata una vera riorganizzazione in reparto, abbiamo continuato a fare il nostro lavoro…come prima. Il Prof. Stellin ha fatto un ottimo lavoro nella sua vita professionale, non solo in termini di risultati clinici ma anche nella formazione della sua discendenza. Ha lasciato un team forte che non ha barcollato quando lui ha terminato lo svolgimento della sua attività professionale e che ha delle forti basi e dei forti ideali per portare avanti un centro di riferimento per molti bimbi e molte famiglie bisognose di cure.

La cardiochirurgia pediatrica in questi anni ha fatto molti passi in avanti, garantendo possibilità e qualità di vita sempre crescenti per i piccoli pazienti affetti da cardiopatie congenite. A Suo avviso quali sono i più imminenti traguardi da raggiungere?

Dagli albori della cardiochirurgia negli anni ’50 sono stati fatti passi da gigante. La sopravvivenza dei piccoli pazienti affetti da cardiopatie congenite è oggigiorno molto alta e ha permesso alla gran parte dei piccoli pazienti di crescere e di diventare adulti. E proprio questa popolazione di adulti con cardiopatie congenite trattate rappresenta una delle nuove frontiere su cui concentrare i nostri sforzi. Il nostro obiettivo non è solo che il paziente sopravviva all’intervento chirurgico ma che stia bene, possa crescere in modo armonioso e possa vivere una vita normale con la migliore qualità di vita possibile. Osservando questi pazienti cresciuti ci rendiamo conto che alcune tecniche usate del passato, utili in termini di sopravvivenza, hanno creato dei problemi nel lungo termine, quali ad esempio l’insufficienza progressiva della valvola polmonare. Una volta infatti la valvola polmonare, la valvola di uscita del cuore destro, non veniva considerata importante e pertanto spesse volte veniva sacrificata. La nostra azione ora non è solo quella di seguire i pazienti che presentano questo problema residuo al fine di stabilire il timing più appropriato e la modalità di correzione, ma anche di cercare di prevenirlo. A tal proposito negli ultimi 10 anni, dal mio ritorno dal training negli Stati Uniti, abbiamo sviluppato presso il nostro centro delle tecniche innovative per la preservazione della valvola polmonare durante la correzione infantile di alcune cardiopatie congenite complesse; questo, che a nostro avviso, contribuirà a cambiare la storia naturale dei nostri pazienti; si impara dagli “errori” del passato per continuare a migliorare.

Il Suo lavoro è fatto di studio dei casi clinici, di cure da somministrare, di interventi chirurgici da eseguire.  Ma è fatto anche di un rapporto con le famiglie, di informazioni chiare ed oneste da fornire, di una fiducia da conquistare. Qual è la parte più difficile?

Il rapporto con le famiglie è fondamentale; un rapporto che deve essere da subito chiaro, onesto e trasparente. I genitori mettono nelle tue mani la vita del loro figlio ed è importante per me condividere con loro quello che farò, facendo capire l’opportunità che mi viene data, ma anche rendendoli partecipi del rischio non trascurabile di una chirurgia cardiaca. È un momento forte, duro, ma altrettanto di grande unione; ti viene data una fiducia totale, immediata, che bisogna cercare di ripagare con dedizione, serietà, facendo ogni sforzo possibile al fine di dare una speranza.

Al contrario, qual è l’aspetto più bello della Sua professione?

Gli aspetti sono tanti ma penso che i sorrisi dei piccoli e dei loro genitori al momento della dimissione siano senza dubbio la cosa più bella. Questo lavoro offre l’opportunità di partecipare e condividere un aspetto molto intimo della vita di queste persone ammalate, di vivere la sofferenza, le frustrazioni, di partecipare alle emozioni, alla gioia, ti rende consapevole della natura dell’uomo e questo mi creda è un vero privilegio.

Ho avuto il piacere e la fortuna di entrare nella vita di molte famiglie, con cui ho condiviso dei momenti molto forti in ospedale e con molte di esse, anche delle grandi amicizie successivamente.

 

GRAZIE PROF. VIDA, BUON LAVORO!

 

2019-12-03T13:48:32+00:00